Nella società post-moderna si percepisce il corpo come parte integrante della nostra identità e come canale espressivo privilegiato. Dove corpo e mente, salute e benessere psicologico, corpo e bellezza sono connessi da un continuo gioco di rinvii.
Si riconosce al corpo un proprio linguaggio, proprie esigenze espressive che dobbiamo saper ascoltare e fare esprimere. La bellezza diventa, quindi, sinonimo di corpo sano.
Questo concetto ci permette di capire quanto la disabilità possa turbare la mente dell’amputato e alterare le sue capacità relazionali, peggiorando in modo significativo il rapporto che l’individuo aveva instaurato con l’ambiente esterno.
L’immagine corporea è il frutto di un riflesso di sé attraverso gli altri.
L’alterazione di tale immagine può rivelarsi un fattore scatenante di alcune patologie somatiche e varie forme di depressione.
Attraverso la protesi che sia estetica o Design rispondiamo, di fatto, ad un bisogno di carattere psicologico del paziente, nell’ottica di facilitare il superamento del trauma e il passaggio ad un’ulteriore fase evolutiva di accettazione di una nuova identità e della propria disabilità.
Il paziente che richiede una protesi estetica ha solitamente delle aspettative, più che richieste, molto alte.
Il dialogo ci consente di instaurare la fiducia necessaria per cogliere queste attese e tenerne conto, per quanto possibile, nella progettazione della protesi.
Questo ascolto nel primo approccio è, quindi, altrettanto importante quanto la valutazione del moncone.
Se la protesi estetica può anche ricoprire un ruolo funzionale in certi casi, la sua vera vocazione rimane quella di aiutare il paziente a ritrovare l’integrità del suo schema corporeo.
In questo senso la protesi estetica può essere considerata come uno strumento terapeutico per l’aiuto al reinserimento sociale e professionale dell’amputato.
La nostra è una tecnologia fra le più evolute. Tale tecnologia consente di progettare una protesi anatomo – mimetica in silicone biocompatibile riproducendo l’arto mancante a partire dalle impronte invertite dell’arto sano controlaterale.
L’innovazione apportata risiede, in gran parte, nella fabbricazione di uno stampo monolitico su misura, frutto di un lavoro lungo e complesso ottenuto da un’esperienza ventennale in questo settore. Questo stampo darà luogo ad un guanto di silicone trasparente che, a sua volta, verrà colorato prendendo il paziente come modello e, quindi, grazie alla sua particolare tecnica di pennellatura, depositare i pigmenti di colore da lui creati, per riprodurre il colore della cute.
Quanto prima avviene la protesizzazione, migliore sarà l’accettazione della protesi da parte del bambino.
La protesi sarà, pertanto, integrata progressivamente per permettere al bambino di abituarsi e appropriarsene, alternando i momenti della giornata in cui il bambino indosserà o no la protesi in funzione delle varie situazioni per consentirgli di sviluppare la sua funzionalità con e senza la protesi.
Le unghie sono realizzate in resina e riproducono meticolosamente quelle del paziente, sia nella colorazione che nelle dimensioni.
L’invaso a contatto diventa parte integrante della protesi per formare un corpo unico e aderire perfettamente al moncone.
Il riempimento della parte distale può essere più o meno morbido e flessibile per garantire, oltre al confort, una deambulazione più naturale possibile.